22 Aprile 2008
TRICHINELLOSI E CINGHIALI: AUMENTATI I CONTROLLI

Negli ultimi tempi si è tornato a parlare del problema della trichinellosi, malattia che colpisce i suinidi, in particolare i cinghiali, causata dal parassita della trichinella. Non essendo possibile individuare la presenza di tale parassita nelle carni attraverso un semplice esame visivo, si rende necessaria un’analisi di laboratorio su quelle parti del muscolo dove è più frequente ed intensa la presenza della malattia. La Comunità Europea ha emanato un apposito regolamento (CE 2075/05) per garantire la sicurezza dei consumatori delle carni di animali a rischio, rendendo obbligatoria l’esecuzione del test di laboratorio. Lo stesso regolamento prevede che siano eseguite indagini sulle specie selvatiche, come i cinghiali, per misurare la diffusione della trichinellosi nelle diverse aree territoriali. Le direttive europee relative alle suddette misure di controllo sono state accolte dallo Stato Italiano che ha lasciato alle Regioni il compito di metterle in atto.
La Regione Piemonte ha deciso quindi di estendere i controlli su una percentuale della popolazione piemontese di cinghiali al fine di verificare la presenza della malattia su questo animale che causa grossi problemi alle coltivazioni. Attualmente, nel piano di rilevazione 2008 è stato inserito il controllo su circa 1400 capi a livello regionale. Per quanto concerne invece i controlli sui suini allevati in azienda, Coldiretti, pur ritenendo necessario rispettare le direttive europee, evidenzia come l’attuale costo di un euro a capo per i controlli, sia poco sopportabile, in particolar modo in un momento di crisi del settore. L’importanza della salute umana contro le malattie direttamente o indirettamente trasmesse dagli animali all’uomo è un obiettivo considerato prioritario sia a livello europeo che regionale, ma come Coldiretti si impegna ad evidenziare, è ugualmente importante non creare inutili allarmismi nei consumatori. La trichinellosi da consumo da carni suine, infatti, può divenire un problema di sanità pubblica solo quando il ciclo silvestre della parassitosi, che vede come possibili vettori animali selvatici come cinghiali o volpi, convive in forma stretta con l’allevamento del suino da riproduzione o ingrasso; considerando questa variabile, è immediatamente intuibile come si abbassino le probabilità di trasmissione della malattia all’interno delle aziende suinicole locali.

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