15 Novembre 2008
SETTORE CORILICOLO: IL MERCATO CONTINUA AD ESSERE IN DIFFICOLTA’

La situazione è difficile: i dati di mercato indicano un raccolto ai massimi storici in Turchia e prezzi in caduta libera in Italia, dove la produzione, seppure di buona qualità, ha subito forti riduzioni in termini quantitativi sia in Campania, a seguito di una virosi, sia nelle Langhe.
Le quotazioni, che sulla piazza di Cuneo la scorsa settimana sono precipitate a 1,78 euro il chilo, segnalano su base annua una contrazione di oltre il 30%, al confronto con 2,60 euro abbondanti rilevati a ottobre del 2007.
Un prezzo non remunerativo, denunciano gli operatori, anche in considerazione dei forti aumenti dei costi di produzione, cresciuti in media del 30%rispetto all’anno passato. Anche nel Viterbese i prezzi delle nocciole hanno. subito in questo avvio di campagna forti decurtazioni, registrando anno su anno perdite vicino al 40%. Decisamente poco incoraggianti, intanto, le notizie provenienti dalla Turchia, che detiene il 70-75% dell’offerta mondiale(l’Italia è il secondo produttore).
In base a una recente analisi dell’Usda, il dipartimento Usa dell’Agricoltura, il raccolto di nocciole nel Paese della mezzaluna avrebbe toccato quest’anno il record storico assoluto. Le stime parlano, nello specifico, di una produzione di almeno 730 mila tonnellate(erano 530 mila l’anno scorso), con le superfici interessate dalla corilicoltura che avrebbero sfiorato 634 mila ettari
. È inoltre allarmante la notizia che settimanalmente per l’intero 2008 vi siano state segnalazioni di importazioni all’interno dell’Unione Europea di carichi di nocciole provenienti dalla Turchia con la presenza di aflatossine superiore ai limiti di legge. Notizia particolarmente allarmante per l’Italia dove si importano oltre 25 milioni di chilogrammi di nocciole sgusciate all’anno ed in sostanza è turca una nocciola su tre in creme, cioccolatini, gelati e dolci vari prodotti in Italia.
È quanto afferma la Coldiretti, sulla base dei dati raccolti dal Sistema di Allarme Rapido Comunitario (RASFF), nel sottolineare che il dato è preoccupante se si considera che solo il 5 per cento delle nocciole importate dalla Turchia è sottoposto per legge a controllo.
Le aflatossine sono prodotte da funghi che possono contaminare prodotti alimentari con effetti particolarmente gravi fino allo sviluppo di forme tumorali e di altre patologie.
L’Italia è il principale importatore europeo di nocciole turche dopo la Germania. Le nocciole vengono utilizzate soprattutto come ingredienti degli alimenti (creme, cioccolata, gelati e dolci vari) e per questo al consumatore europeo resta sconosciuta la provenienza dei prodotti che acquista.
“Di fronte all’aumento dei rischi sanitari – ha dichiarato Bruno Rivarossa, direttore Coldiretti Cuneo e Piemonte – è necessario rendere obbligatoria al più presto l’origine dei prodotti agricoli impiegati in tutti gli alimenti per consentire scelte di acquisto consapevoli ma anche interventi rapidi in caso i problemi per la salute al fine di poter ritirare dal Mercato eventuali prodotti contaminati”.
L’Italia, che vanta oltre 67.000 ettari coltivati, è il primo produttore di nocciole europeo e secondo mondiale, proprio dopo la Turchia; oltre il 98% della produzione si sviluppa tra Campania, Lazio, Piemonte e Sicilia , in zone difficili, collinari, a rischio erosione ed abbandono.
Nonostante ciò la pregiata nocciola “Made in Italy” rischia di scomparire schiacciata dalla sleale concorrenza dei Paesi terzi, agevolati non solo da minori costi di produzione, ma da vincoli e controlli inadeguati,specialmente in campo sanitario.
Nell’immediato occorre quindi attivare un osservatorio permanente sulle nocciole,per monitorare la situazione di mercato e il meccanismo di formazione dei prezzi, per evitare un “cartello” tra operatori commerciali a danno dei produttori, oltre che rafforzare i controlli qualitativi e sanitari alle frontiere, affinché le nocciole importate rispettino le stesse norme imposte dall’Unione Europea”.

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