21 Marzo 2009
PREZZI GENERI ALIMENTARI: FORBICE INSOSTENIBILE TRA CAMPO E TAVOLA

A gennaio gli alimentari fanno registrare un aumento dei prezzi tendenziale del 3,8 per cento che è più del doppio del valore medio dell’inflazione (+1,6 percento), nonostante i prezzi alla produzione agricola abbaino fatto segnare un crollo del 14 percento a dicembre secondo i dati Ismea. Questi numeri evidenziano ancora una volta che l’aumento della forbice dei prezzi tra produzione e consumo conferma la presenza di forti distorsioni esistenti nel passaggio degli alimenti dal campo alla tavola, che danneggiano imprese agricole e consumatori.
I prezzi alla produzione dei prodotti agricoli – sottolineano Marcello Gatto e Bruno Rivarossa, presidente e direttore Coldiretti Cuneo – hanno registrato su base annuale una diminuzione del 14 per cento rispetto allo scorso anno, con cali per i cereali (– 44 percento), per i vini ( –19 per cento), per gli ortaggi (–15 per cento) per il latte ( – 8 per cento) e per l’olio di oliva (–23 per cento) sulla base dei dati Ismea relativi a dicembre.
“Un caso eclatante è proprio rappresentato dal latte con i prezzi che sono scesi alla stalla attorno ai 30-31 centesimi al litro mentre non accennano a diminuire al consumo dove in media si spendono 1,4 euro per ogni litro di latte fresco. In generale, per ogni euro speso dai consumatori in alimenti ben 60 centesimi vanno alla distribuzione commerciale, 23 all’industria alimentare e solo 17 centesimi agli agricoltori. I prezzi – conclude Coldiretti Cuneo – aumentano quindi in media quasi cinque volte dal campo alla tavola e esistono dunque ampi margini da recuperare, con più efficienza, concorrenza e trasparenza, per garantire acquisti convenienti alle famiglie e sostenere il reddito degli agricoltori in un momento di difficoltà economica”.
Un altro esempio eclatante è la forbice dei prezzi tra la pasta acquistata dai consumatori e il grano duro coltivato dagli agricoltori si è allargata su livelli insostenibili. Un aumento tale ed ingiustificato da far intervenire l’Antitrust che nelle scorse settimane ha multato diverse industrie produttrici di pasta.
“I soldi delle multe che le industrie pastarie devono pagare – ha dichiarato il presidente della Coldiretti Sergio Marini - andrebbero restituiti ai consumatori e agli agricoltori con il prezzo riconosciuto per il grano duro che è dimezzato rispetto allo scorso anno, senza alcun beneficio per i cittadini che hanno invece dovuto subire ingiustificati rincari”. “Oggi le quotazioni del grano duro – ha commentato Bruno Rivarossa – si trovano su valori di quasi venti anni fa attorno a 22 centesimi al chilo mentre il costo medio della pasta si aggira attorno a 1,4 euro al chilo. La forbice dei prezzi tra la pasta acquistata dai consumatori e il grano duro coltivato dagli agricoltori si è allargata dunque su livelli insostenibili per imprese agricole e consumatori”.
La pasta ha infatti fatto segnare il record dell’ aumento dei prezzi tra i prodotti della tavola nel corso del 2008 che, per il piatto più amato dagli italiani, è iniziato a gennaio 2008 con una crescita su base annua del 10 per cento e si è concluso con un balzo del 28 per cento a dicembre, toccando in diversi mesi dell’anno incrementi anche superiori al 30 per cento. L’aggravio della spesa per la pasta e l’elevata forbice dei prezzi colpisce soprattutto le classi meno elevate di reddito,dove la pasta è una delle componenti fondamentali della dieta oltre che naturalmente gli imprenditori agricoli che non riescono più a coprire i costi di produzione con il rischio dell’abbandono delle coltivazioni Made in Italy. A seguito delle calamità, ma anche dei compensi insostenibili sono infatti crollate le semine di grano duro e si prevede un crollo dei raccolti superiore al 20 per cento nel 2009.

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