18 Febbraio 2016
PREZZI DEI CONIGLI: SOSPESA L’ATTIVITÀ DELLA CUN VIENE MENO IL RIFERIMENTO DI MERCATO E A FARNE LE SPESE SONO SOLO GLI ALLEVATORI

E’ un momento difficile e molto delicato per la cunicoltura piemontese e nazionale.
Il Piemonte, dopo il Veneto, è la seconda regione italiana per importanza nel settore cunicolo, contando circa 230 allevamenti per oltre 700.000 capi, concentrati soprattutto nella provincia di Cuneo. Infatti secondo i dati dell’Anagrafe Agricola Unica di Sistema Piemonte - anno 2015 - nella sola provincia Granda sono 162 gli allevamenti per circa 618 mila capi.
Un comparto che in questi anni ha attraversato ciclicamente notevoli criticità, soprattutto per quanto riguarda il mercato, con allevatori in balia di un’elevata volatilità dei prezzi, che troppo spesso non ha trovato una motivazione oggettiva con una domanda invece stabile.
La differenza la fanno sostanzialmente i numeri: pochi sono i macellatori presenti a livello piemontese e nazionale, cosa che permette loro di aver maggiore potere contrattuale sui ritiri e sui prezzi, a fronte di un tessuto allevatoriale ancora capillare, soprattutto qui in Piemonte.
Frammentazione che non gioca certo a favore degli allevamenti nella gestione dei rapporti commerciali, sbilanciati inevitabilmente verso la parte dei macellatori.
A ciò si aggiunge la mancanza di una normativa comunitaria che preveda l’obbligo di etichettatura delle carni cunicole e che, invece, potrebbe garantire una maggiore trasparenza al mercato, tutelare i nostri allevamenti e il consumatore, dandogli la possibilità  di sapere cosa acquista al banco della spesa.
“Da sempre Coldiretti – commenta Delia Revelli, presidente di Coldiretti Cuneo - si batte su questo principio, per cercare di ottenere la tracciabilità su tutti i prodotti agricoli. Non è mistero che sul territorio italiano arrivino stabilmente massicce importazioni dall’estero, dalla vicina Francia – seppur in calo negli ultimi mesi – e in aumento dall’Ungheria, andando ad appesantire il mercato e condizionando negativamente le quotazioni. Al momento attuale, il Regolamento UE 1169/2011 prevede dal 1°aprile 2015 l’obbligo di indicare il paese d'origine o luogo di provenienza per le carni suine, ovi-caprine e pollame (fresche, refrigerate o congelate) ma non contempla, inspiegabilmente, le carni cunicole”.
Come se non bastasse, da una ventina di giorni a questa parte, l’attività della CUN di Verona - Commissione Unica Nazionale dei conigli vivi da carne da allevamento – che settimanalmente, pur tra alti e bassi, avrebbe il compito di definire le tendenze e i prezzi del mercato all'ingrosso per tutto il territorio italiano – è stata sospesa. Venendo così a mancare quello che, faticosamente, negli anni era riuscito a diventare un preziosissimo riferimento per l’intero comparto, fortemente voluto e sostenuto da Coldiretti.
“Un elemento che, venendo meno, priva il settore di un importante riferimento di prezzo -  evidenzia Davide Musso presidente del Conalpi - Consorzio per la Tutela e la Valorizzazione del coniglio del Piemonte - . Prezzo che ad inizio dicembre viaggiava nell’ordine di 2,40 – 2,45 €/kg, complice la scarsa offerta di conigli, per poi progressivamente calare a fine gennaio a 1,70 €/kg”.
“Nonostante tutte queste difficoltà – conclude il direttore provinciale Enzo Pagliano -  Coldiretti, tra i principali fautori e sostenitori della CUN conigli, non si tirerà di certo indietro e, con il sostegno di tutti i suoi associati, farà di tutto per farne ripartire l’operato, per la tutela dei propri allevatori e per la trasparenza del mercato”.

Utilizzando il sito, accetti l'utilizzo dei cookie da parte nostra. maggiori informazioni

Questo sito utilizza i cookie per fornire la migliore esperienza di navigazione possibile. Continuando a utilizzare questo sito senza modificare le impostazioni dei cookie o cliccando su "Accetta" permetti il loro utilizzo.

Chiudi