28 Ottobre 2011
PER COLDIRETTI ASSURDO FISSARE IL PREZZO DELLE UVE A VENDEMMIA CONCLUSA

 Nell’ultima commissione insediata in Camera di Commercio di Cuneo per la fissazione dei prezzi delle uve, si sono verificate posizioni inconciliabili tra la parte agricola e quella acquirente.
In buona sostanza, la proposta di chi ha comprato è quella di riproporre i prezzi dello scorso anno con qualche piccolo ritocco.
Marcello Gatto e Federico Vacca, rispettivamente presidente e vice presidente di Coldiretti Cuneo: “Per i soci della nostra organizzazione, il sistema usato dalla Commissione di fare i prezzi delle uve quando queste sono state raccolte e consegnate, fa parte di un sistema atavico e medioevale, che non tiene conto delle reali esigenze delle imprese agricole. Chiediamo di abbandonare il prezzo a consuntivo e di arrivare ad accordi pre-vendemmia. Piuttosto meglio il libero mercato. Ci pare che definire arcaico questo modo di operare sia il minimo che si possa dire in difesa della dignità imprenditoriale dei viticoltori”.
Bruno Rivarossa e Cesare Gilli, rispettivamente direttore di Coldiretti Cuneo e segretario di Zona Alba e Cortemilia: “I dati ci danno ragione, come è possibile riproporre il prezzo dello scorso anno a fronte di una produzione che per l’annata in corso è di ottima qualità, ma la quantità è in forte contrazione, sia in Langa che nel resto d’Italia. Evidentemente, la parte acquirente intende esercitare una pressione nei confronti del mondo agricolo, anche perché ha già in mano il prodotto. Quest’anno i prezzi devono salire sia per la qualità del prodotto che per le riduzioni di quantità ottenute. Inoltre, ad esempio per il Barolo, la vendita delle uve riguarda solamente il 10% della produzione complessiva, mentre per le altre Doc, si è al di sotto del 20%. Le altre produzioni sono consegnate a cantine e cooperative oppure vinificate in proprio. Dunque, la parte acquirente deve tenere conto che esercitare pressioni in ribasso non è affatto utile per l’economia complessiva della filiera”.
Fabrizio Rapallino, coordinatore del Servizio Vitivinicolo provinciale di Coldiretti: “A vendemmia conclusa, possiamo affermare che la scarsità di precipitazioni dell’ultimo periodo a ridosso della maturazione ha “asciugato” i grappoli, specie per le varietà precoci, provocando una riduzione del peso e dunque della produzione complessiva. Rispetto all’anno scorso, su Dolcetto e Barbera,  si registrano cali che mediamente si attestano dal 10 al 20 %. La qualità, viceversa, è generalmente dal buono all’ottimo con punte di eccellenza, specie per i nebbioli che, data la raccolta più tardiva hanno beneficiato del cambiamento climatico con alcuni giorni di maggiore escursione termica ideale per questa varietà, che ha ottimizzato l’equilibrio tra la componente zuccherina, quella acida e fenolica”.
Se guardiamo all’Italia, l’attesa produzione complessiva -  intorno ai 40 milioni di ettolitri - è ai minimi storici con ribasso sulla campagna precedente di quasi il 15%. Secondo l’Osservatorio Mercati attivo presso il Servizio Vitivinicolo di Coldiretti, la minor produzione dovuta all’annata, si somma alla flessione del potenziale viticolo. Con il premio all’abbandono volontario erogato dalla comunità europea, l’Italia perde 30 mila ettari in tre anni. Il mercato nazionale delle uve delle uve ha reagito a tale situazione portando un evidente rialzo sui prezzi che nelle varie regioni hanno toccato mediamente il 20% , talvolta il 35% e oltre. 
Le uve, fatta eccezione per alcune DOCG, da un triennio denotano “sofferenza”. I prezzi restano al disotto il costo di produzione ed è fuor di dubbio che per mantenere integra la nostra viticoltura dovrebbero salire.
 Passando ad analizzare il mercato del vino, facendo riferimento alle giacenze al 31-8-2011, ai dati sull’imbottigliato ed ai prezzi del vino sfuso pubblicato dalla CCIAA per i vini a base Nebbiolo, si denota una ripresa sul 2010.
In presenza di accordi di filiera, la gestione interprofessionale aiuta a tenere il giusto equilibrio tra il valore dell'uva, del vino e della bottiglia, elemento indispensabile per le imprese sia agricole, che commerciali o industriali. Fondamentale per gli operatori è la stabilità e la possibilità di programmare investimenti.

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