La morte di Michele Ferrero ha creato nel tessuto sociale cuneese ed albese, in particolare, una sorta di apprensione ed allo stesso momento di grande rispetto per un industriale che ha saputo creare dal nulla una multinazionale, senza mai dimenticare il locale con lo stabilimento di Alba.
Dice Delia Revelli, presidente di Coldiretti Cuneo: “Tre sono le ragioni di stima verso le scelte operate nella vita da Michele Ferrero: il rapporto umano con i dipendenti. Trattare sullo stesso piano l’operaio ed il dirigente non è cosa da poco. Significa rispetto della dignità delle persone, indipendentemente dal ruolo e dallo status sociale. L’aver fatto crescere su Alba lo stabilimento, mettendo i pullman a disposizione dei lavoratori, ha rappresentato la chiara volontà di credere nel presidio del territorio, dove accanto all’operaio della Ferrero non veniva sradicata la famiglia, ma i paesi hanno continuato a vivere e le vigne e i noccioleti, anche quando rendevano di meno, sono stati coltivati. Oggi questo ce lo troviamo grazie a scelte silenziose, ma intelligenti. Attualmente la Ferrero, pur essendo una multinazionale, ha voluto dare un chiaro segnale al territorio, sostenendo con un accordo interprofessionale la produzione in provincia di Cuneo della polvere di latte, che utilizza latte delle imprese agricole cuneesi e piemontesi. Un segnale che fa breccia in una mentalità industriale, dove il localismo appare come sinonimo di debolezza. Con Ferrero, si è ridata dignità economica ad una produzione cuneese”.
Conclude Enzo Pagliano: “Attualmente, sono aperti progetti di collaborazione per altre produzioni che non potranno che portare ad ulteriori risultati concreti per il territorio. Michele Ferrero ha amato così la sua terra. Concretezza e determinazione. Un esempio che in tanti dovremmo imitare”.