14 Gennaio 2011
L’AGRICOLTURA DETERMINANTE PER SMALTIRE L’ANIDRIDE CARBONICA DEGLI SCARICHI DELLE AUTO E DELLE INDUSTRIE

 Sul tema della salvaguardia dell’ambiente, viene spesso ricordato il grande apporto dei boschi e delle foreste per l’assorbimento dell’anidride carbonica, ma non è meno importante il contributo degli ecosistemi agrari, che svolgono un’insostituibile funzione di “carbon sink” con l’immagazzinamento dell’anidride carbonica, nel terreno e nella vegetazione.
“Secondo i dati forniti dal CNR (Centro Nazionale delle Ricerche) – dicono Michele Quaglia, membro di Giunta Coldiretti Cuneo con delega alla frutticoltura e il direttore Bruno Rivarossa  -  un frutteto di actinidia è in grado di assorbire ben 8,5 tonnellate di carbonio all’anno per ogni ettaro coltivato, mentre un vigneto circa 3 tonnellate; valori superiori si registrano per uliveti e castagneti. Considerazioni simili possono essere fatte per le altre specie frutticole e, se moltiplichiamo questi valori per le superfici occupate a livello provinciale, regionale o nazionale dai frutteti, vediamo che la frutticoltura contribuisce in modo concreto al contenimento dell’effetto serra. Ma non è tutto! Un pioppeto può fissare “all’interno dei tronchi”, durante il suo ciclo di vita, circa 85 tonnellate di anidride carbonica e valori analoghi possono essere presi in considerazione per altre essenze arboree destinate a produrre legname”.
E lo stesso discorso vale per le coltivazioni erbacee?
Sì, secondo Franco Parola, responsabile Servizio Ambiente eTerritorio di Coldiretti Cuneo: “Stando a studi compiuti dal CRA (Istituto Sperimentale Agronomico, Sezione Operativa di Modena) 120 quintali di biomassa ottenute  da una coltura di frumento  contengono circa  5,3 tonnellate di carbonio, una rotoballa di 1,5 x 1,2 mt. contiene circa 96 kg di carbonio. Il suolo stesso è un grande contenitore di CO2 (è il più grande “serbatoio” di anidride carbonica della terra) e tale funzione viene svolta con maggiore efficienza quanto più il terreno risulta ricco di sostanza organica, fertile ed efficiente. In un momento, in cui si discute del ruolo giocato dal settore agricolo nelle emissioni in atmosfera, tutto questo dovrà essere preso in considerazione”.

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