1 Dicembre 2014
LA RAZZA BOVINA PIEMONTESE TORNA A POPOLARE IL TERRITORIO. UN SEGNALE POSITIVO CONTRO LO SPOPOLAMENTO E L’ABBANDONO DELLE AREE DIFFICILI

 “Piccoli allevatori, grande risorsa”. Su questa tematica si incontreranno il 3 dicembre alle 17.30 nella Biblioteca Civica di Ceva, Slow Food, Coldiretti e Anaborapi, presentando un importante documento condiviso che avrà lo scopo di sottolineare la figura fondamentale del piccolo allevatore.
Al tavolo saranno presenti Piero Sardo, vice presidente di Slow Food, Marcello Gatto, presidente  di Coldiretti Cuneo e Andrea Quaglino, direttore di Anaborapi, l’associazione che raccoglie tutti gli allevatori di razza bovina piemontese, moderati dalla giornalista de La Stampa, Zaira Mureddu. L’Iniziativa rientra nella 1354 edizione della fiera di Santa Lucia.
Secondo gli storici, la fiera di Santa Lucia è dal 1300 un appuntamento importante per Ceva, ma solo dalla fine dell’800 ha assunto la connotazione che conosciamo oggi e cioè improntata sul commercio e l’esposizione dei bovini di razza piemontese.
La piazza Vittorio Veneto è stata, fino a qualche decennio fa, tutte le settimane il teatro di un fiorente mercato del bestiame e il 13 dicembre, Santa Lucia appunto, di una fiera di dimensioni ragguardevoli che richiamava allevatori da tutto il Piemonte. Il territorio cebano esponeva con orgoglio i suoi capi, per lo più provenienti da  piccole stalle che ospitavano pochi capi, allevati con cura quasi maniacale.
Il piccolo allevatore ha sempre rappresentato un valore inestimabile per il  territorio e, nonostante gli ultimi decenni abbiano segnato una variazione epocale nella società, esistono ancora tracce di quella consuetudine che non deve andare perduta. Adesso è facile comprendere il significato di questa attività che piano piano sembra rifiorire. Infatti l’allevamento nelle zone montane sta interessando giovani agricoltori che sono tornati ad investire, abbinando all’azienda agricola un punto vendita aziendale secondo la filosofia di campagna amica. Un significato importante per le produzioni tipiche che da tempo vedono la Piemontese come una razza bovina autoctona di grande rilievo organolettico, ma anche  dal punto di vista produttivo perché può alimentare una filiera che per la nostra Regione può concorrere alla ripresa economica, occupazionale e di presidio di un territorio che seppur difficile dal punto di vista geografico, rappresenta un patrimonio ambientale di indiscutibile valore.

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