15 Giugno 2017
FINALMENTE LO STOP AL LATTE VEGANO: SENTENZA DELLA CORTE DI GIUSTIZIA EUROPEA

Il pronunciamento della Corte di Giustizia Europea sul fatto che i prodotti puramente vegetali non possono, in linea di principio, essere commercializzati con denominazioni, come 'latte', 'crema di latte' o 'panna', 'burro', 'formaggio' e 'yogurt’, rappresenta una vittoria della Coldiretti che da anni porta avanti questa battaglia contro le indicazioni scorrette e fuorvianti.
Dalla Corte Europea è giunta finalmente una risposta alle nostre sollecitazioni ma è chiaro che questo è solo un primo passo. Adesso bisogna rendere trasparente l’informazione anche su tutti gli altri prodotti vegan che utilizzano denominazioni o illustrazioni che rimandano o in qualche modo ricordano l’utilizzo di carne, uova o altri derivati animali con cui in realtà non hanno nulla a che fare. È una questione di coerenza e di onestà nei confronti sia dei consumatori sia dei produttori.
“C’è poi da aggiungere - spiegano Delia Revelli e Tino Arosio, presidente e direttore di Coldiretti Cuneo - che sul fronte della spesa delle famiglie i prodotti vegetali che mimano il latte e i formaggi costano molto di più, a volte anche il doppio, rispetto agli originali. Per esempio i prezzi dei drink a base di riso, avena, cocco e soia sfiorano i 3 euro al litro. Il consumo di questi prodotti è spinto anche dalla falsa percezione che si tratti di latte, con le stesse proprietà nutrizionali e organolettiche”.
In provincia di Cuneo, sono presenti un migliaio di allevamenti specializzati nella produzione di latte. E’ in aumento l’allevamento della pecora e delle capre. Complessivamente la produzione annua cuneese di latte sfiora i 5 milioni di ettolitri. Concludono alla Coldiretti di Cuneo: “Da anni lavoriamo perché il consumatore riceva una informazione trasparente e con la massima libertà possa indirizzare i propri acquisti. In una Provincia caratterizzata da piccoli e medi allevamenti che producono latte di alta qualità non possiamo permettere che si giochi sull’inganno. La sentenza della Corte di Giustizia europea riconosce i produttori che lavorano bene e conferma la bontà delle battaglie di Coldiretti”.

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