30 Aprile 2016
COLDIRETTI CUNEO COMPIE 70 ANNI E GUARDA AL FUTURO IN SINERGIA CON IL SISTEMA PRODUTTIVO PROVINCIALE

Settant’anni di attività di Coldiretti Cuneo hanno lasciato un segno profondo nella società cuneese. Si è passati dal collateralismo partitico alla piena autonomia dell’organizzazione maturata negli anni duemila. Il segreto di tanta longevità sta nell’ aver saputo adeguare alle mutate esigenze dell’agricoltura e della società, il ruolo e l’operatività dell’organizzazione. L’aver interpretato i cambiamenti in atto, passando dal corporativismo a forza sociale, rappresenta la vera chiave di svolta che consente di affermare che ancora oggi il ruolo della Coldiretti sia attuale e soprattutto utile ai soci ed alla società. Sempre si è lasciato al centro del sistema economico agricolo la persona e la sua famiglia quale perno attorno al quale far ruotare le imprese agricole. Da un tessuto sociale degli anni sessanta che vedeva il 45 per cento della popolazione cuneese classificata come addetta all’agricoltura si è passati all’attività multifunzionale degli anni settanta dove lo sviluppo industriale ha utilizzato persone provenienti dall’agricoltura generando il fenomeno sociale dell’agricoltore – operaio e viceversa. “Solo ora ci accorgiamo, dice Delia Revelli, presidente di Coldiretti Cuneo, del valore sociale ed economico delle scelte compiute allora: da una parte una forza lavoro importante per le fabbriche, dall’altra il fenomeno del reddito misto di molte famiglie cuneesi che hanno ristrutturato i fabbricati e conservato il territorio”.
Oggi l’agricoltura rappresenta in termini di addetti in provincia di Cuneo circa il 10 per cento delle persone attive. Ma attorno ai professionali ruota la presenza di molte persone che collaborano ancora all’attività delle imprese famigliari colmando anche le carenze dei servizi sociali particolarmente sottodimensionati nelle campagne e soprattutto nelle zone marginali e montane: dalle scuole materne alle scuole medie, dai servizi socioassistenziali che vedono negli anziani residenti una forma di rifiuto psicologico quando questi tendono a sradicare le persone ancora autosufficienti dal proprio ambito d’origine. Questo fenomeno trova proprio nell’agricoltura sociale la risposta anche in termini economici ai costi che province meno rurali si trovano a dover sopportare. Ma anche nei momenti difficili e complessi per l’economia come quella attuale, l’agricoltura in provincia di Cuneo sta generando occupazione e reddito quantificabile in un terzo del PIL provinciale. Si pensi all’attività svolta dalle numerose imprese artigiane e della piccola-media industria che operano con il settore agricolo attraverso la fornitura di strutture, macchinari, mezzi tecnici.
Si consideri anche l’occupazione generata dall’agroalimentare nel settore dei freschi, della trasformazione e della quarta gamma con imprese medio industriali e commerciali.
Un’agricoltura che accompagnata e fortemente indirizzata dalla progettualità di Coldiretti ha saputo rigenerarsi in un mercato sempre più globale dove gli spazi per la difesa dell’agroalimentare made in Cuneo sono il fiore all’occhiello per via delle eccellenze produttive, ma rappresentano anche un ostacolo per le imprese diverse da quelle agricole che sull’onda della globalizzazione hanno instaurato processi speculativi che impoveriscono i territori.
“Di qui le prospettive di un “corpo intermedio” come quello rappresentato da Coldiretti. Una forte progettualità economica, una capacità di dialogo con le altre forze sociali, la costruzione di filiere produttive dove il sistema delle imprese sappia fare economia e in un momento non certamente facile sia dal punto di vista economico che sociale” aggiunge Delia Revelli.
Questa capacità di mettere in rete l’agricoltura con gli altri settori economici è evidenziato da un dato molto significativo: a fronte delle circa 20mila imprese agricole iscritte all’albo della Camera di Commercio, Coldiretti associa ed opera con 33mila famiglie. Questo evidenzia che nell’organizzazione si riconosce un terzo della popolazione cuneese la quale si appoggia a Coldiretti, al suo patronato Epaca ed ai suoi capillari servizi gestiti dalla società di servizi Impresa Verde.
“La diminuzione degli addetti professionali all’agricoltura ha consentito alla provincia di Cuneo di aumentare la superfice media aziendale rendendo maggiormente competitive le attuali imprese agricole. La polverizzazione è stata drasticamente ridotta passando da una superfice di due ettari degli anni novanta agli attuali tredici elevando così la superfice media aziendale dell’agricoltura cuneese a livelli italiani ed europei. Certo, resta la complessa problematica del presidio del territorio delle nostre zone montane rispetto alla quale è necessaria una inversione della cultura che garantisce la presenza umana in quei territori difficili” dice Enzo Pagliano, direttore di Coldiretti Cuneo.
L’aumento della superfice media aziendale, della professionalità, degli imprenditori agricoli dove soprattutto tra i giovani è in aumento il fenomeno dei laureati e dei diplomati che si dedicano al settore, ha consentito anche lo sviluppo di un’agricoltura “green” in piena sintonia con il trend europeo.
Cambiamenti positivi e percorsi nuovi sono gli obiettivi che Coldiretti Cuneo, facendo leva sul passato, intende perseguire a futuro. Di qui il ruolo multifunzionale dell’agricoltura cuneese in un’ottica di dialogo e di sviluppo equilibrato con il sistema economico cuneese.

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