6 Aprile 2022
Carne: zootecnia Made in Cuneo a rischio

La nuova proposta della Commissione europea spinge alla chiusura migliaia di allevamenti italiani che si trovano già in una situazione drammatica per l’insostenibile aumento dei costi di mangimi ed energia provocati dalla guerra in Ucraina. È quanto denuncia Coldiretti in riferimento all’adozione della proposta di Direttiva UE che allarga il campo di applicazione delle norme sulle emissioni industriali ad allevamenti molto più piccoli di quelli già interessati per l’allevamento suino e avicolo e inserisce anche l’allevamento bovino.

“La proposta di Direttiva – fa notare Roberto Moncalvo, Delegato Confederale di Coldiretti Cuneo – estende una serie di pesanti oneri burocratici ad un maggior numero di aziende zootecniche e aggiunge all’ambito di applicazione il settore delle produzioni bovine, in precedenza escluso. Una scelta inaccettabile che rischia di condannare alla chiusura tantissimi allevamenti con un nuovo carico di burocrazia che fa aumentare i costi del sistema zootecnico. In un momento in cui è sempre più evidente la necessità di puntare sulla sicurezza alimentare e sull’autosufficienza, a Bruxelles si rischiano scelte che aprono la strada alla carne sintetica”.

La zootecnia è cruciale per il tessuto economico cuneese. La sola filiera bovina conta più di 3.000 aziende e 330.000 capi allevati, con una netta prevalenza di capi di razza Piemontese (220.000 su un totale di 315.000), prima razza autoctona nazionale e fiore all’occhiello della produzione locale con un fatturato che arriva a 500 milioni di euro.

“Serve senso di responsabilità da parte delle Istituzioni affinché nei prossimi passaggi dell’iter legislativo in Parlamento e in Consiglio UE, possa essere profondamente rivista la proposta della Commissione per evitare crisi ancora più pesanti rispetto a quanto già le nostre imprese stanno vivendo con la riduzione dei prezzi, l’impennata delle materie prime, l’aumento dei costi di trasporto e le speculazioni in atto nel settore. Le nuove scelte dell’UE rischiano di aprire le porte alle importazioni di carne da Paesi terzi che spesso garantiscono minori standard di sicurezza alimentare e maggiori impatti ambientali di quelli europei” dichiara il Direttore di Coldiretti Cuneo, Fabiano Porcu.

Il nostro Presidente nazionale Ettore Prandini ha scritto una lettera al Presidente del Consiglio Mario Draghi per informarlo dei rischi che il mondo allevatoriale corre e dell’urgenza di bloccare questa iniziativa comunitaria. Eccone il contenuto:

 

Roma, 7 aprile 2022

Illustre Presidente Prof. Draghi,

Le trasmetto la preoccupazione di Coldiretti rispetto alla recente proposta della Commissione europea di revisione della Direttiva 2010/75/UE finalizzata ad ampliare il campo di applicazione delle disposizioni in materia di emissioni industriali, estendendole sia all’allevamento bovino sia a nuovi allevamenti di più piccole dimensioni in tal modo considerati alla stregua di stabilimenti industriali. Si tratta di adempimenti che appesantiscono le condizioni di migliaia di allevamenti già toccati dai rincari provocati dalla guerra in Ucraina.

In Italia la direttiva interessa 21.000 allevamenti rappresentativi di gran parte della produzione zootecnica nazionale (mediamente dell’80-90%) e che garantiscono occupazione a 150.000 persone addette.

Nel contesto dell’evidente emergenza sulla sicurezza e autosufficienza alimentare per l’Italia e l’Europa aperta dal conflitto ucraino-russo, si tratta di misure che penalizzano la produzione nazionale ed europea a favore delle importazioni da paesi extracomunitari (spesso realizzate senza reciprocità quanto a criteri sanitari, ambientali e sociali) e rischiano di porre una tassa indebita sui consumatori.

Ciò appare paradossale considerando che il sistema allevatoriale italiano – anche grazie all’impegno del Governo sulla nuova frontiera dell’economia circolare e delle energie rinnovabili – continua a mantenere una posizione di primato in termini di sostenibilità.

Il sistema europeo, dal canto suo, è l’unico al mondo ad aver ridotto le emissioni di gas a effetto serra (del 20% dal 1990) e tale dato potrebbe diminuire ancora guardando all’esperienza italiana, in cui le emissioni costituiscono il 7,1% rispetto al totale.

Le potenzialità di miglioramento sono alla portata della nostra zootecnia puntando fin d’ora sulla gestione dei residui e sulla produzione di energia rinnovabile attraverso il biogas e il biometano.

Confidiamo nell’intervento del Governo italiano, nella direzione già assunta dal Governo francese che detiene la Presidenza di turno dell’Ue fino a fine giugno, affinché nei prossimi passaggi dell’iter legislativo in Parlamento ed in Consiglio UE, la proposta della Commissione sia profondamente rivista.

Cordiali saluti,

Ettore Prandini

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