24 Gennaio 2024
“Carne coltivata”: cresce il fronte del no in Europa

Lo stop da parte di buona parte dei Paesi dell’Unione Europea ai “cibi a base cellulare”, erroneamente definiti “carne coltivata”, è coerente con il fatto che l’UE ha già deciso di vietare gli alimenti prodotti da animali clonati e, da oltre 40 anni, la carne trattata con ormoni che vengono invece utilizzati nei bioreattori per la produzione di cibi artificiali. È quanto afferma Coldiretti Cuneo nell’esprimere apprezzamento per il documento delle delegazioni austriaca, francese e italiana ma sostenuto anche, tra le altre, dalle delegazioni spagnola, ceca, cipriota, greca, ungherese, lussemburghese, lituana, maltese, rumena, slovacca, presentato al Consiglio Europeo “Agricoltura e pesca” del 23 gennaio 2024.

Prima di qualsiasi autorizzazione alla produzione e al consumo di cibi a base cellulare – spiega Coldiretti Cuneo – i Paesi sostenitori chiedono alla Commissione europea di avviare una consultazione pubblica su tali cibi che “non possono mai essere chiamati carne” e pongono “questioni etiche, economiche, sociali e ambientali, nonché sulla nutrizionali e di sicurezza sanitaria” rimettendo in discussione il quadro normativo attuale che risulta inadeguato, anche perché queste nuove pratiche includono la produzione di alimenti utilizzando la tecnologia delle cellule staminali con la necessità di evitare rischi per la salute dei consumatori.

“L’alleanza nata in Europa fa proprie le perplessità sollevate per prima dalla Coldiretti. Questa presa di posizione di un numero crescente di Paesi è una risposta all’esigenza di avere analisi di impatto univoche da parte della ricerca pubblica ed evitare di trasformare i cittadini in cavie, come per primi abbiamo chiesto raccogliendo in Italia oltre 2 milioni di firme a sostegno della legge approvata, con 15.000 cittadini firmatari e il 60% dei Comuni aderenti in Provincia di Cuneo” dichiara il Presidente di Coldiretti Cuneo, Enrico Nada.

La sempre più diffusa diffidenza conferma la necessità di rispettare il principio di precauzione di fronte ad una nuova tecnologia con molte incognite che rischia di cambiare la vita delle persone e l’ambiente che ci circonda.

“Proprio per questo – evidenzia il Direttore di Coldiretti Cuneo, Fabiano Porcu – la sfida che la Coldiretti lancia alle Istituzioni europee è che i prodotti in laboratorio nei processi di autorizzazione non vengano equiparati a cibo ma a prodotti a carattere farmaceutico”.

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