16 Gennaio 2008
“ANNO NUOVO, PROBLEMI VECCHI!”: C’E’ ANCORA IL FENOMENO ECONOMICO CUNEO?

Analisi di Coldiretti Cuneo, per contribuire ad una progettualità complessiva che punti al rilancio del prodotto interno lordo della Granda

Anno nuovo, vita nuova, recita un vecchio proverbio. Ma da un po di anni a questa parte e per il 2008 in particolare, il proverbio non vale. L’economia mondiale sta attraversando un momento di grave difficoltà, dovuto alla speculazione sui prezzi del petrolio, che ha fondato i 100 dollari a barile.
Tutto questo rischia di mettere in crisi l’economia globale, determinando un aumento dei costi che va dai trasporti, alle varie fasi di lavorazione dei prodotti, nonché sulle famiglie e quindi sui consumatori che stanno pagando per la benzina, il gas e il petrolio da riscaldamento, cifre mai viste.
L’inflazione ha superato ogni più rosea previsione in Italia ed in Europa, arrivando in Portogallo ed in Spagna al 4,5%. In Italia, si rischia di arrivare al 3% più o meno, con un ulteriore impoverimento dei redditi fissi che sono il motore della nostra economia.
Potremmo proseguire dicendo che anche il pedaggio autostradale è aumentato del 7%, che l’America si sta apprestando a grandi cambiamenti nella scelta dei propri governanti, mentre l’Italia annaspa nei rifiuti, diventando la Cenerentola del mondo, per non essere capace a gestire una situazione che, drammatica finché si vuole, non puo’ non trovare una soluzione definitiva.
Ci vogliamo rendere conto che le uniche realtà che oggi hanno i bilanci in attivo, sono le Banche? Pare un controsenso che il costo del denaro abbia raggiunto livelli non più sopportabili, sia dalle imprese che dai privati. Non sono forse le banche i partner primari del sistema economico? Domande alle quali, la risposta è scontata.
Anche nell’agroalimentare, la situazione è preoccupante. I consumatori, stanno pagando i generi di prima necessità, come il pane, le verdure, la frutta, la carne, a prezzi mai visti. Salvo poi scoprire che i rincari applicati dai commercianti e dalle catene di distribuzione incidono per il 37% sul prezzo finale. Ricarichi non spiegabili in un sistema economico che vede troppi passaggi di filiera senza dare la giusta soddisfazione economica ai produttori che, insieme ai consumatori, sono condannati a subire le distorsioni.
E veniamo alla politica. Un Governo che media su tutto. Manca la vera capacità di fare. Qualche esempio: in 19 mesi la legge sul conflitto di interessi non è stata approvata, idem sul falso in bilancio, sulla lottizzazione della Rai, sull’anti-trust, sulla modifica delle legge elettorale, dopo che ormai, sia a destra che a sinistra, tutti sono pronti ad ammettere che il bipolarismo è morto ancor prima di nascere. Certo, si torna a parlare di maggioritario. Ma quale modello viene proposto? L’impressione è che gli attuali 22 partiti, con rappresentanti in Parlamento, non cerchino una normativa che vada nell’ottica della garanzia vera della governabilità, bensì, vogliano evitare l’introduzione della soglia minima per non perdere le poltrone ed i finanziamenti pubblici ai partiti. A livello locale, non passa giorno, senza leggere sui quotidiani della chiusura di questa o quella azienda industriale, da anni presente sul nostro territorio.
Per contro, assistiamo ancora ad un ottimismo di facciata di molti politici ed amministratori, che leggono le statistiche a modo loro, facendo finta che i problemi non esistano. Non è polemica la nostra, ma il tentativo di guardare i fatti con gli occhi di chi non ha “poltrone da difendere” ma tutti i giorni deve dare risposte concrete alle imprese ed alla società.
Vi è necessità di una progettualità economica nuova, che rilanci le imprese e quindi lo sviluppo. Anche se non lo si vuole ammettere, la nostra provincia ha perso in questi anni, la capacità di crescita del Prodotto Interno Lordo (PIL), poiché è mancato il sostegno vero allo sviluppo delle imprese, sia in termini di credito che di marketing territoriale.
Assistiamo ad un avvitamento delle Istituzioni, per non parlare di scaricabarili in termini di competenze e di responsabilità. Occorre avere il coraggio di non perdere di vista le necessità vere della gente, canalizzando le risorse nella direzione giusta. Siamo poi così sicuri che, per
esempio, l’aereoporto di Levaldigi sia così strategico per lo sviluppo dell’economia cuneese? O forse fa parte di quei “lussi” che negli anni 80 potevamo permetterci, ma che oggi si rivelano strutture senza prospettive reali, vista anche la crisi dovuta al sovra-dimensionamento dell’aereoporto di Torino. Oppure ancora, a chi giova una piattaforma logistica, che rischia di essere un doppione di quanto singolarmente l’80% delle imprese ha già sviluppato in modo autonomo?
E ancora: di collegamenti autostradali, se ne parla da anni, ma viene spontaneo chiedersi se e quando, i lavori saranno ultimati? Si avrà la capacità di inserire queste opere nell’ambito del sistema autostradale europeo, che vede nella nostra provincia un anello di collegamento strategico tra il sud dell’Europa e i paesi dell’est?
Infine un pensiero al problema della disponibilità di acqua. Non è serio continuare parlare di ciò, quando non piove, le coltivazioni languono, l’acqua potabile ai piani alti dei palazzi non arriva più. È necessaria una progettualità concreta. Di fronte a tutti questi problemi, Coldiretti, consapevole del proprio ruolo di forza sociale, non vuole aprire il nuovo anno, con toni pessimistici. Si è convinti che le soluzioni ci siano. Quello che occorre è un modo diverso di porsi da parte delle Istituzioni; non più interventi a pioggia, ma mirati a realizzare infrastrutture e servizi che diventino parte integrante del processo di crescita delle imprese.

(nella foto Marcello Gatto e Bruno Rivarossa, presidente e direttore Coldiretti Cuneo)

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