22 Febbraio 2012
ANCHE IL SETTORE APISTICO COLPITO DALLE GELATE: COLDIRETTI CHIEDE INTERVENTI URGENTI ALLE ISTITUZIONI

Le temperature rigide dovute al maltempo e, in particolare, le gelate degli ultimi giorni hanno causato ingenti danni al comparto agricolo, colpendo oltre le colture ortofrutticole,  corilicole e florovivaistiche, anche il settore apistico.
In particolare, si stima che la morìa delle api abbia interessato circa il 30 per cento degli alveari. A concorrere al fenomeno, una serie di concause: un inizio d’estate 2011 freddo e siccitoso, che ha interessato i mesi di giugno e luglio, ha comportato raccolti scarsi per il miele di castagno di alta montagna e quasi assenti per la melata.
Inoltre, alla produzione minima si è accompagnata una sensibile diminuzione nella riproduzione delle api.
In seguito, le temperature più elevate nella tarda estate e un inizio di inverno mite hanno permesso alle “famiglie” di riprendersi, e il numero delle api negli alveari si è pressoché normalizzato, “ma la situazione già compromessa dall’andamento climatico dell’anno scorso, si è ulteriormente aggravata quando sono arrivate le temperature sotto zero di fine gennaio, che hanno raggiunto anche livelli di -22/23°C”, dice Pier Giuseppe Abrate, membro di giunta provinciale con delega al settore apistico.  
Con la morìa delle api, viene messa in discussione anche la produzione del miele primaverile, in particolare quello di acacia e di tarassaco, ma non solo: non va dimenticata l’importanza delle api per l’impollinazione delle piante da frutta e dei fiori, con ripercussioni da non sottovalutare per le voci più importanti dell’agricoltura cuneese.
“Con una lettera indirizzata alla Regione, alla Provincia e ai Comuni maggiormente interessati – concludono Marcello Gatto e Bruno Rivarossa, presidente e direttore di Coldiretti Cuneo - Coldiretti ha chiesto di delimitare le zone più colpite, in modo da poter attivare l’iter previsto dal D.lgs. 102 del 2004 e chiedere un intervento straordinario e specifico per gli apicoltori. La preoccupazione è che, se non viene al più presto ripristinato il patrimonio apistico, a pagarne le conseguenze sarà l’intero comparto agricolo”.

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